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Greenpeace ha lanciato una campagna per rimproverare Bitcoin

Greenpeace ha lanciato una campagna per rimproverare Bitcoin, focalizzandosi sulle solite problematiche di inquinamento e di salvaguardia dell’ambiente. Ormai da tempo, il settore crypto è accusato di essere poco green ed a sfavore della sostenibilità.

Per chi non ne fosse a conoscenza, Greenpeace è una delle fondazioni più importanti al mondo per la salvaguardia del pianeta. Le sue battaglie per un mondo più pulito, ma soprattutto più protetto dall’uomo, hanno letteralmente fatto la storia.

Con questo report, la fondazione ha preso di mira non soltanto gli asset crittografici, bensì anche diverse banche mondiali e sostenitori delle stesse. Non tutti sarebbero d’accordo con le constatazioni di Greenpeace.

L’analista ESG Daniel Batten, ha ad esempio confutato le teorie dell’organizzazione. Vediamo quindi di capirne di più, non prima di averti ricordato la possibilità di poter sempre selezionare, analizzare e successivamente investire sul Bitcoin su eToro.

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Greenpeace ha lanciato una campagna contro Bitcoin: ecco cosa sapere

Come anticipato in precedenza, Greenpeace ha lanciato una campagna volta a rimproverare l’impatto ambientale del Bitcoin ed il suo processo di Mining, ossia l’attività che porta alla risoluzione dei blocchi ed al funzionamento stesso della criptovaluta.

Nella giornata del 18 luglio del 2023, l’organizzazione ha infatti esposto:

“Hanno preso il controllo dello skyline di New York City per smascherare BlackRock e JP Morgan Chase e i loro amministratori delegati di Bitcoin Bro per aver alimentato la distruzione climatica di Bitcoin!.”

Secondo Greenpeace USA, le principali istituzioni finanziarie, gestori di patrimoni e società di pagamento, stanno contribuendo all’accelerazione della distruzione climatica attraverso Bitcoin (BTC).

In un rapporto pubblicato l’11 luglio, Greenpeace USA ha sottolineato che tutte queste aziende sono collegate a Bitcoin e non hanno preso misure significative per affrontare il problema, nonostante abbiano dichiarato di essere impegnate per il clima e la sostenibilità.

Inoltre, Greenpeace USA ha utilizzato il “Teschio di Satoshi” come parte della sua campagna di sensibilizzazione per criticare Bitcoin. Questo simbolo è stato creato dall’attivista d’arte ambientale Benjamin Von Wong, che l’ha utilizzato per promuovere l’arte sostenibile e un atteggiamento positivo verso l’estrazione di Bitcoin tramite energia verde.

Al momento del lancio di questa campagna, Greenpeace USA ha dichiarato che avrebbe utilizzato il simbolo per spingere Bitcoin a modificare il suo codice. Una considerazione che ha fin da subito destato non poche preoccupazioni sul settore.

Inoltre, alcuni esperti e ricercatori di fama mondiale, hanno recentemente pubblicato un rapporto che sottolinea la necessità di ulteriori studi sul processo di mining di Bitcoin, al fine di evitare il cosiddetto “greenwashing”. Resteremo in ogni caso aggiornati sui prossimi eventi.

Daniel Batten va contro le idee di Greenpeace

Sulla base di quanto esposto dall’organizzazione, l’analista ESG (Environmental, Social, and Corporate Governance) Daniel Batten, ha provato a confutare le teorie messe in campo dagli attivisti sulle attività legate al Bitcoin. In recenti interviste ha dichiarato:

“Una ONG utilizza tecniche di marketing ad alto budget finanziate da un donatore aziendale per diffondere propaganda contro un movimento di base chiamato Bitcoin che è nettamente positivo per l’ambiente”… continuando con “C’è un crescente peso di prove da parte di coloro che sono più qualificati per fare la valutazione per suggerire che il mining di Bitcoin aiuta a costruire la rete rinnovabile”.

Ha inoltre aggiunto che Greenpeace si focalizzerebbe solamente su mere paure infondate (ossia su ciò che potrebbe succedere), piuttosto che su prove certe. Parole che hanno sin da subito scatenato un botta e risposta focoso tra le due realtà.

Nel mese di marzo, Batten ha elaborato un grafico che illustrava le emissioni energetiche associate al mining di Bitcoin. Il grafico evidenziava una significativa diminuzione, poiché sempre più minatori si stanno spostando verso fonti di energia rinnovabile.

Inoltre, è stato riportato ad aprile che l’intensità delle emissioni legate al mining di Bitcoin ha raggiunto il suo punto più basso di sempre. Secondo i dati raccolti, la rete Bitcoin consuma 138 TWh di energia all’anno. Per mettere le cose in prospettiva, le perdite di trasmissione e distribuzione solo negli Stati Uniti ammontano a 206 TWh all’anno.

Note finali

Le notizie legate all’accusa di Greenpeace non hanno portato grosse influenze sul prezzo della prima criptovaluta per market cap, che ha continuato ad oscillare sulla linea dei 30.000 dollari, senza tuttavia mostrare alcun recupero significativo.

Al momento di questa stesura, è ad esempio possibile comprare Bitcoin attorno ai 29.995 dollari per unità. Si tratta di un valore che mette in evidenza (secondo siti professionali come CoinGecko), una perdita settimanale del 2,4%.

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Sull'autore

Francesco Galella

Francesco Galella è un esperto di economia con una fervida passione per le criptovalute fin dalle loro prime fasi. Grazie alla sua continua ricerca e interesse per l'innovazione nel settore fintech, è sempre aggiornato su ogni sviluppo nel mondo delle criptovalute. Da anni contribuisce con articoli informativi e analitici per le migliori riviste di finanza, trading e criptovalute, condividendo le sue conoscenze e la sua vasta esperienza in materia. La sua capacità di interpretare e comunicare le complesse dinamiche del mercato delle criptovalute lo ha reso una figura autorevole nel settore, apprezzata sia dai lettori che dagli addetti ai lavori. Francesco continua a essere un punto di riferimento per chiunque desideri comprendere e investire nel mondo delle criptovalute.

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