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Unbanked chiuderà i battenti per problemi e sfide normative

Secondo le ultime indiscrezioni, Unbanked chiuderà i battenti nel corso delle prossime giornate, lasciando così un progetto alquanto ambizioso, che avrebbe tuttavia riscontrato non poche problematiche durante gli ultimi mesi.

Un evento che ha così messo subito in allerta i clienti dell’istituto e che ha sbalordito gli appassionati del mercato crypto. Il finire del 2022 e l’inizio del 2023 sono stati effettivamente i periodi con il maggior numero di banche e di società legate alle criptovalute falliti.

Vediamo quindi di capire da vicino chi è Unbanked, cos’è successo, quali sono le cause dietro al suo potenziale fallimento e come se la sta passando l’intero mercato delle criptovalute. Tutto ciò focalizzando l’attenzione sulle sfide normative ed i problemi dell’epoca.

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Unbanked chiuderà i battenti: ecco le cause

Prima di entrare nel dettaglio su Unbanked che chiuderà i battenti in via definitiva, è bene aprire una piccola parentesi su chi sia questo istituto. Si tratta essenzialmente di un fornitore di servizi finanziari, molto legato al mondo delle criptovalute e con diversi servizi di investimento.

Con un post pubblico, postato nella giornata odierna (26 maggio 2023), ha affermato di essere in procinto di una chiusura ufficiale e quindi in liquidazione. Le considerazioni ed i tentativi di spiegare la scelta sono stati sin da subito copiosi.

Il post sponeva in primo luogo che il panorama delle criptovalute 5 anni fa era molto diverso da quello attuale. Ha inoltre aggiunto che:

“I regolatori statunitensi stanno attivamente cercando di impedire alle aziende (banche e fintech) di supportare le criptovalute, anche quando le società stanno cercando di farlo correttamente”.

Parole molto dure, che mettono quindi ampiamente in allerta le società competitor e chi opera già da tempo in questo settore. Le cause principali sarebbero quindi associate alle sfide normative e ad una posizione sempre più stringente dei regolatori nei confronti di chi propone servizi crypto.

In aggiunta a ciò, Unbanked ha affermato di avere un term sheet per un investimento da 5 milioni di dollari, ad una valutazione di 20 milioni di dollari. Non avrebbe inoltre ancora ricevuto questi fondi, che potrebbero in ogni caso aiutare a supportare la sua situazione attuale.

Starebbe altresì esplorando altre fonti di finanziamento. Ha intanto consigliato a tutti i suoi clienti di procedere rapidamente con i prelievi dei fondi. Gli stessi sono, come da protocollo, distaccati rispetto ai fondi dell’azienda. I clienti avranno tempo 30 giorni per poter recuperare i propri capitali, dato che la funzione di prelievo resterà attiva per un mese.

Unbanked: token UNBNK giù dell’85%

Nonostante Unbanked fosse un fornitore di servizi finanzieri tradizionali, come ad esempio carte globali e conti correnti, aveva lanciato diversi servizi crypto. Permetteva ad esempio di comprare e vendere le criptovalute più importanti, così come accedere ad attività di Staking.

Tra le tante iniziative, aveva inoltre lanciato una propria criptovaluta, chiamata UNBNK (un token con poche funzionalità, ma che aveva inizialmente riscontrato un considerevole successo ed un’attenzione da parte del mercato crypto).

Subito dopo l’annuncio del fallimento, il token UNBNBK ha subito una netta correzione, scivolando al ribasso dell’oltre 85% al momento di questa stesura. La sua quotazione è infatti arrivata su minimi storici, con un token scambiato anche attorno ai 0,0002738 dollari.

La criptovaluta è inoltre molto giovane, proprio come la stessa società madre. Unbanked era infatti stata fondata solamente nel 2019, anche se il numero dei suoi clienti era in continuo aumento, almeno prima che iniziassero le difficoltà economiche e specifici eventi societari.

Il gruppo serviva sia entità statunitensi che entità internazionali. Oltre 25 società, dislocate in diversi Stati, utilizzavano i suoi servizi. Nel corso degli ultimi 5 anni, ha avuto la capacità di raccogliere circa 4 milioni di dollari.

Note finali

Gli Stati Uniti hanno quindi reso gli USA un terreno poco fertile per le grandi società che operano nel settore delle criptovalute. Anche grandi exchange, del calibro di Coinbase, hanno di recente esposto la possibilità di poter cambiare sede, in territori più “amici”.

Bittrex e Beaxy, sono altri due esempi lampanti di società in difficoltà, che hanno dovuto chiudere, uscire dal mercato, o spostarsi in altre zone. Il contesto normativo sembrerebbe così essere un punto di contesa comune, che genera sempre grandi dibattiti.

In questo contesto molto complicato, gli investitori si chiedono spesso su quali piattaforme fare affidamento. È in questo caso opportuno selezionare solamente operatori regolamentati e con reali licenze. Una delle piattaforme autorizzate più facili da utilizzare è eToro.

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Sull'autore

Francesco Galella

Francesco Galella è un esperto di economia con una fervida passione per le criptovalute fin dalle loro prime fasi. Grazie alla sua continua ricerca e interesse per l'innovazione nel settore fintech, è sempre aggiornato su ogni sviluppo nel mondo delle criptovalute. Da anni contribuisce con articoli informativi e analitici per le migliori riviste di finanza, trading e criptovalute, condividendo le sue conoscenze e la sua vasta esperienza in materia. La sua capacità di interpretare e comunicare le complesse dinamiche del mercato delle criptovalute lo ha reso una figura autorevole nel settore, apprezzata sia dai lettori che dagli addetti ai lavori. Francesco continua a essere un punto di riferimento per chiunque desideri comprendere e investire nel mondo delle criptovalute.

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