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Mining Bitcoin: Distrutte centinaia di macchine per estrarre BTC

Se sei un appassionato di criptovalute, avrai sicuramente avuto la possibilità di visionare il singolare video sulla distruzione di migliaia di macchine per Mining Bitcoin in Malesia. Di cosa si è trattato? Perché le autorità locali sono dovute arrivare addirittura ad eliminare del tutto gli stessi dispositivi?

Sono solo alcune delle tante domande poste da utenti che nel corso delle ultime ore hanno interagito in modo diretto all’interno di social e piattaforme dove il video risultava presente. La Malesia, contrariamente da altri territori, non aveva fino ad oggi mostrato un grosso disaccordo nei riguardi dell’estrazione di BTC.

Contrariamente da molte altre nazioni, le quali hanno invece iniziato ad intraprendere percorsi netti e differenti sullo stesso meccanismo associato alla criptovaluta con maggior Market Cap mondiale (si pensi ad esempio alla situazione in Cina).

Prima di continuare ad esporre la notizia, ricordiamo come ad oggi, il processo di Mining non rappresenti l’unico sistema per poter ottenere Bitcoin o per trattare sullo stesso. Broker regolamentati come eToro, permettono di poter negoziare su BTC in modo diretto, utilizzando anche strumenti derivati.

Tutto ciò permette di agire senza la necessità di possedere alcuna criptovaluta in modo fisico, ossia senza alcun Wallet, il tutto tramite una piattaforma interattiva e di ultima generazione.

Mining Bitcoin: Cos’è successo in Malesia?

Entrando nel dettaglio sul caso della distruzione di migliaia di macchinari per il Mining Bitcoin, il video in questione mostra una colossale macchina a rullo, schiacciare letteralmente oltre 1000 dispositivi elettronici ed informatici per il processo di Mining.

Tutto ciò all’interno di quello che sembrerebbe un parcheggio o un piazzale a tutti gli effetti. A permettere tutto ciò, sarebbero state proprio le autorità del territorio, sotto indicazione da parte degli enti al comando, dopo uno dei sequestri più colossali avvenuti nella nazione.

Ma quali sono le ragioni alla luce del sequestro? Secondo le stesse informazioni esposte dalle autorità, l’acquisizione degli stessi dispositivi sarebbe avvenuta dopo l’accertamento sull’utilizzo indebito di energia elettrica (quindi rubata) alla rete Sarawak Energy. Il valore totalitario ottenuto in modo improprio, ammonterebbe a circa 2 milioni di dollari.

Secondo stime in merito al valore dei macchinari, esperti del settore hanno calcolato una cifra approssimativa, in ogni caso superiore al milione di dollari. A tal riguardo, molti utenti hanno iniziato a domandarsi in merito ai perché sulla distruzione dei dispositivi.

Nel corso di cause e sequestri pregressi, i macchinari di ultima generazione venivano solitamente messi all’asta (anche in altre parti del mondo), così da poter risarcire la parte lesa in modo diretto, rapido e concreto, senza utilizzare altri fondi per coprire l’ammanco.

Contrariamente da tutto ciò, l’utilizzo del rullo pressante ha invece portato alla totale e completa distruzione dell’impianto, divenuto ormai inutilizzabile, come d’altronde intuibile dalla visione stessa del filmato in questione. Le autorità hanno così preferito lanciare questo messaggio, mostrando in modo spettacolare l’eliminazione dei macchinari.

Messaggio associato alla pure sempre presente e vigente normativa nazionale, la quale prevede altresì pesanti sanzioni (anche di reclusione) per chiunque si appropri indebitamente di energia elettrica.

Conclusioni

Alla luce delle informazioni apprese, il processo di Mining Bitcoin ha subito un ulteriore colpo, dopo che la presenza dei costi sull’elettricità e sul mantenimento degli impianti, hanno spinto a considerare lo stesso meccanismo un processo con numerosi costi fissi.

Da ricordare, come la stesa metodologia comporti anche il possesso fisico delle criptovalute, le quali devono successivamente essere archiviate all’interno di appositi portafogli di custodia (ossia Wallet).

A tal proposito, la detenzione fisica delle criptovalute rappresenta l’unico sistema per poter operare con Bitcoin ed altri strumenti crypto? No, un sistema innovativo, riguarda la presenza dei broker di CFD, ossia che mettono a disposizione strumenti derivati.

Gli stessi broker, come ad esempio eToro, permettono di negoziare sul Bitcoin senza possedere la moneta, facendo riferimento solo su repliche degli andamenti. Ne derivano alcuni aspetti da poter tenere a mente:

  • L’utente non necessita di alcun portafoglio, ossia nessun Wallet a pagamento;
  • Nessuna commissione fissa (i migliori broker di CFD espongono solamente bassissimi spread);
  • Possibilità di agire sia al rialzo che al ribasso, sfruttando la vendita allo scoperto. Il Trader può infatti aprire sia posizioni verso l’alto (che vengono definite di tipo long), sia posizioni verso il basso (che vengono definite di tipo short).

Tutti gli utenti registrati possono inoltre iniziare da un pratico account di prova a costo zero, senza nessun limite di tempo e basato sul caricamento automatico di capitali fittizi da parte del broker.

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Sull'autore

Francesco Galella

Francesco Galella è un esperto di economia con una fervida passione per le criptovalute fin dalle loro prime fasi. Grazie alla sua continua ricerca e interesse per l'innovazione nel settore fintech, è sempre aggiornato su ogni sviluppo nel mondo delle criptovalute. Da anni contribuisce con articoli informativi e analitici per le migliori riviste di finanza, trading e criptovalute, condividendo le sue conoscenze e la sua vasta esperienza in materia. La sua capacità di interpretare e comunicare le complesse dinamiche del mercato delle criptovalute lo ha reso una figura autorevole nel settore, apprezzata sia dai lettori che dagli addetti ai lavori. Francesco continua a essere un punto di riferimento per chiunque desideri comprendere e investire nel mondo delle criptovalute.

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