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Facebook sta creando il suo Bitcoin. Diventerà una Banca Centrale?

Dopo aver conquistato il mondo dei Social Network acquisendo colossi come Instagram e Whatsapp, l’azienda di Mark Zuckerberg sarebbe pronta a lanciare la propria versione del Bitcoin.

Secondo molti si chiamerebbe “Facecoin” e rappresenterebbe l’ingresso del Gigante Blu all’interno dei mercati finanziari.

Una vera e propria rivoluzione per un’azienda come Facebook, incentrata principalmente sulla tecnologia, oppure l’ennesimo progetto “Crypto” nato sui buoni propositi della decentralizzazione ma senza una vera innovazione?

Facebook e il Facecoin

Ovviamente Facebook non ha ancora rilasciato niente di ufficiale circa i suoi piani. Tutto quello che sappiamo è che Facebook ha creato un team per “esplorare nuove modalità per sfruttare la potenza della tecnologia Blockchain”.

Secondo il NYT e Bloomberg, il Facecoin sarà uno “stablecoin”: invece che avere una quantità finita di valuta con un prezzo variabile, a seconda della domanda, il Facecoin avrà un prezzo fisso e il quantitativo del denaro circolante varierà.

Sempre secondo gli analisti, il prezzo sarà fissato contro il Dollaro. Il New York Times afferma che si tratterebbe di un prezzo in combinazione con dollaro, euro e yen.

Le transazioni inoltre non saranno anonime come il Bitcoin, ma verranno invece associate con gli account di Facebook.

Un WeChat per l’Europa?

Facebook potrebbe quindi proporre una soluzione come WeChat Pay, il famoso sistema pagamento fornito dal Social Network cinese di WeChat, attualmente il più grande sistema di pagamento utilizzato (da oltre 900 milioni di utenti).

Basti pensare che a Beijing e Shanghai persino i mendicanti hanno dei “QR Code” che consente ai passeggeri di scannerizzarli in modo da inviare denaro tramite gli smart phones.

L’integrazione con WeChat è stato ciò che è riuscito a dare a WeChat Pay l’utenza per ottenere l’accettazione di massa.

L’integrazione di Facecoin con Whatsapp e altri servizi collegati a Facebook potrebbero portare quindi ad un successo simile.

WeChat Pay tuttavia, non integra alcun tipo di criptovaluta. La tecnologia si collega infatti al conto bancario e consente alle persone di inviare/ricevere denaro.

La vera innovazione di Facecoin sarà quella di integrare il servizio con le criptovalute. Questo percorso potrebbe però essere molto più difficile per Facebook, principalmente a causa della pressione degli enti di regolamentazione verso gli exchange di criptovalute.

Tra Messenger, Whatsapp e Instagram, Facebook può vantare ben 2.7 miliardi di utenti, Facebook vuole rispondere ai suoi concorrenti come Telegram (che ottenne 1.7 miliardi di finanziamenti per il suo progetto di criptovalute) e WeChat (che ha il monopolio dei social network e pagamenti online in Cina).

Se Facebook dovesse decidere di sostenere il valore della propria moneta digitale “Facecoin” con un paniere di valute straniere, allora potrebbe potenzialmente diventare la più grande banca centrale del mondo. Quello che fanno le banche centrali è del resto stampare denaro, sostenuto dall’economia del loro paese e dalle riserve di valuta estera.

Dove comprare le criptovalute in sicurezza?

I piani di Facebook sono molto ambiziosi, ma riuscirà a creare un prodotto legale e sopratutto regolamentato?

Gli exchange che hanno tentato di creare una loro Criptovaluta (Bitfinex con il suo Tether tra tutti) sono stati spesso criticati a causa della mancanza di trasparenza e sopratutto di regolamentazione.

Altri exchange invece, come ad esempio eToro (clicca qua per visitare la home page), risultano in regola con la legge e possono offrire tranquillamente i loro servizi sul territorio Europeo.

Questa piattaforma infatti, è regolamentata su tutto il territorio Europeo grazie al sigillo CySEC. eToro inoltre, risulta essere registrato nell’albo CONSOB delle piattaforme autorizzate ad erogare i loro servizi in Italia.

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Sull'autore

Andrea Lagni

Sono un appassionato di finanza, economia e trading, con una vasta esperienza nel campo del giornalismo. Dal 2001, sono un giornalista pubblicista, iscritto all’Albo dei giornalisti.

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