Nel corso del mese di gennaio, avevamo avuto modo di discutere ampiamente la proposta di un regolatore UE, volta a porre un divieto di criptovalute PoW nel territorio. Per chi non le conoscesse, le criptovalute PoW rappresentano una specifica tipologia di asset crypto, basata su un processo di convalida alquanto storico e tradizionale.
Una delle criptovalute PoW più conosciute al mondo è il Bitcoin, che come ben sappiamo si basa sul processo di Mining, ossia della messa a disposizione di grandi quantità di potenze di calcolo da parte dei minatori. Gli stessi competono fra di loro per la risoluzione dei blocchi e la convalida degli stessi, ottenendo in cambio ricompense.
Un processo quindi molto più dispendioso rispetto al meccanismo moderno del PoS (ossia Proof of Stake), che si basa sull’immobilizzazione di asset per poter partecipare come validatori all’interno delle transazioni sul network. Questioni sull’energia, che hanno ormai da anni portato ecologisti ed esperti a storcere il naso.
Sulla scia di tutto ciò, si ricollega la recente proposta di apporre un divieto criptovalute PoW in UE, che avrebbe tuttavia trovato un annullamento nel corso delle ultime giornate. Avremo modo di approfondire tutto ciò, in una notizia che tiene fortemente in considerazione asset crypto Proof of work (come il BTC), individuabile su broker regolamenti, come ad esempio eToro.
Divieto criptovalute PoW in UE: Punto di svolta sul disegno di legge MiCA
Ricollegandoci a quanto esposto in precedenza, è possibile ricordare come il disegno di legge abbattuto, avrebbe portato forti limitazioni a tutto il comparto delle criptovalute PoW all’interno del territorio dell’Unione Europea.
Tutto ciò mettendo letteralmente al bando le criptovalute basate sul Proof of Work (sistema considerato dispendioso), come ad esempio le precedentemente citate Bitcoin ed Ethereum. Due asset che, al momento di questa stesura, rappresentano le due criptovalute a maggior capitalizzazione al mondo.
La votazione dello stesso disegno di legge avrebbe dovuto essere discussa nella giornata del 28 febbraio (ultimo del mese), bloccata tuttavia dalla sezione di opposizione, che a sua volta avrebbe esposto pareri contrari ad un divieto ed un ban così stringente sul comparto delle criptovalute mondiali PoW.
Uno dei legislatori più importanti al momento, ossia Stefan Berger, fra gli uomini più rilevanti del MiCA, aveva recentemente osservato sull’account Twitter ufficiale proprie considerazioni in materio, ricordando nello specifico come:
“Per me è fondamentale che il rapporto del MiCA non sia interpretato erroneamente come un divieto de facto di Bitcoin.”
Questioni che si intrecciano quindi su un divieto che è stato annullato, ma che ancora ad oggi si lega ad un contesto dominato da molte scuole di pensiero differenti sulle sorti dei sistemi PoW. Un ruolo chiave in tutto ciò, potrebbe essere giocato proprio dai sistemi energetici ad impatto zero.
Tutto ciò in considerazione del fatto che la più grande pecca dei sistemi di convalida PoW, rispetto a quelli moderni, sia incentrata prettamente sul colossale dispendio di energia, che fa considerare le criptovalute appartenenti a questa categoria maggiormente “inquinanti” rispetto a quelle Proof of Stake.
Conclusioni
Pensare di poter creare delle forti limitazioni al Bitcoin, ad oggi la criptovaluta più capitalizzata al mondo, è di certo una aspetto complesso, che come visto poc’anzi ha trovato fin da subito forti opposizioni.
Nel corso degli ultimi anni, il Bitcoin è stato effettivamente inserito in tantissimi progetti trasversali, sia interni al mondo delle criptovalute, sia esterni, associate al settore della cosiddetta finanza decentralizzata e finanza tradizionale.
Si pensi ad esempio all’allocazione di risorse personali di gruppi colossali, dal calibro di Tesla, MicroStrategy e così via, proprio sul BTC. Un asset che hai la possibilità di individuare in modo diretto anche su broker online professionali ed autorizzati, come ad esempio eToro (qui la pagina ufficiale).
La stessa piattaforma, proprio sul Bitcoin, permette di operare su due fronti:
- con l’acquisto, ossia agendo in modo diretto sull’asset sottostante (in questo caso si va ad acquistare realmente la criptovaluta di interesse);
- con trading tramite CFD, ossia contratti per differenza, i quali vanno solamente a replicare l’andamento dell’asset sottostante (quindi della criptovaluta).
Diversamente dall’acquisto della criptovaluta fisico, i CFD permettono di aprire sia posizioni al rialzo (di tipo long) sia posizioni al ribasso (di tipo short). Tutto ciò richiedendo solamente bassissimi spread sulle operazioni effettuate. Completano il tutto servizi quali:
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