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Blocco su SWIFT in Russia, il Bitcoin può rappresentare un’alternativa?

Nel corso delle ultime ore, una delle notizie più virali (relative agli scontri e rapporti ormai guerriglieri fra la Russia e l’Ucraina), ha riguardato forti limitazioni, imposte dal mondo alla nazione attaccante, sul principale sistema di transazioni monetarie. Cosa significa il blocco su SWIFT in Russia?

Nella giornata di sabato, molti Stati europei, in accordo anche con gli Stati Uniti, hanno deciso di apportare blocchi ad uno dei sistemi sulle transazioni di denaro con maggiori scambi al mondo, ossia il sistema SWIFT (ovvero Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication).

Tutto ciò nel disperato tentativo di abbattere finanziariamente la Russia, che dovrebbe così vedere nel corso delle prossime giornate nuove difficoltà nel reperire fondi, da poter eventualmente utilizzare per finanziare la sua guerra in solitaria. Una notizia che ha portato diversi analisti ed esperti del settore a considerare eventuali soluzioni alternative per Putin.

Può a tal riguardo il Bitcoin, inteso in questo caso anche come network sulle transazioni per pagamenti, rappresentare un’alternativa reale per effettuare scambi di grossa portata? Domanda alquanto ostica e non semplice da snodare, ma che avremo modo di approfondire a seguire.

Prima di iniziare, ricordiamo come lo stesso BTC rappresenti un asset crypto in tutto e per tutto e di come possa attualmente essere individuato all’interno di exchange e broker professionali e regolamentati, come ad esempio eToro.

L’investimento in criptovalute è altamente volatile e non regolamentato in alcuni paesi dell’UE. Nessuna tutela del consumatore. Potrebbero essere applicate imposte sugli utili.

Blocco su SWIFT in Russia: la decentralità del BTC

Ricollegandoci a quanto esposto in precedenza sul possibile utilizzo del Bitcoin in Russia per finanziare le proprie operazioni, è bene tenere a mente alcuni aspetti ed alcuni eventi che nel corso degli ultimi anni hanno ampiamente caratterizzato il rapporto fra la criptovaluta più capitalizzata al mondo ed il sistema monetario nazionale.

In primo luogo, la Russia (intesa in questo caso come super potenza mondiale) si è da sempre definita “anti Bitcoin”, o con un rapporto quantomeno distaccato dalla stessa moneta digitale, così come su altri asset crypto. Lo Stato pone ormai da anni fiducia sulla propria moneta nazionale, ossia il Rublo.

La Banca Centrale russa ha più volte espresso proprie considerazioni nei confronti del comparto delle criptovalute, considerandoli asset potenzialmente utilizzati per portare capitali al di fuori del proprio paese, o utilizzati potenzialmente per scopi non leciti.

La Russia ha quindi mostrato nel corso degli ultimi tempi diverse scuole di pensiero e diverse proposte contrastanti. Da una parte (evento relativamente recente) il ministro delle finanze aveva avuto modo di proporre nuove regole volte a consentire specifiche attività di investimento sul BTC.

Tutto ciò senza tuttavia proporre mai una sua valenza da valuta in corso legale. Dall’altra, solamente nel mese di gennaio, la stessa Banca Centrale russa aveva invece proposto idee su maggiori divieti e restrizioni sul Bitcoin e sul comparto crypto.

Ultimo aspetto, lo stretto rapporto con la Cina, che a sua volta propone soluzioni alternative al sistema SWIFT e che in modo parallelo mostra un rapporto alquanto singolare con il Bitcoin e con il mondo delle criptovalute, evidenziando ormai da tempo il suo Yuan digitale e sistemi finanziari tradizionali.

Conclusioni

In conclusione, la situazione del blocco su SWIFT in Russia ha rappresentato sicuramente una notizia storica, unica nel suo genere, che ha portato in modo parallelo a considerare potenziali soluzioni alternative per Putin per effettuare scambi ed ottenere transazioni.

Soluzioni che, considerando il Bitcoin ed il comparto delle criptovalute, trovano tuttavia aspetti specifici da poter tenere a mente e proposti in precedenza. Al di là di tutto ciò, lo stesso BTC risulta in ogni caso un asset scambiabile e negoziabile sui principali intermediari mondiali.

Anche in Russia, molti operatori interessati scelgono di utilizzare canali esterni per poter puntare eventualmente su asset crittografici. Quanto in Europa, è invece possibile constatare la presenza di molte piattaforme autorizzate e regolamentate, da enti quali CySEC, FCA e molto altro.

Uno dei broker per criptovalute più noti nel territorio è proprio eToro (qui la pagina ufficiale), il quale propone un database costantemente aggiornato ed integrante più di 42 criptovalute. La piattaforma permette (su decine di asset) di negoziare sia sul sottostante, sia tramite CFD.

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Con i CFD, si ha la possibilità di negoziare senza possedere alcun asset in modo fisico, potendo aprire diverse posizioni: al rialzo, ossia in ottica di aumento dei valori, o al ribasso, nell’ottica di diminuzioni dei valori dell’asset di interesse. Si ricordano inoltre altri servizi quali:

  • grafici in tempo reale su tutti gli asset presenti;
  • assistenza professionale;
  • gestione anche tramite applicazione per dispositivi mobili;
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Sull'autore

Francesco Galella

Francesco Galella è un esperto di economia con una fervida passione per le criptovalute fin dalle loro prime fasi. Grazie alla sua continua ricerca e interesse per l'innovazione nel settore fintech, è sempre aggiornato su ogni sviluppo nel mondo delle criptovalute. Da anni contribuisce con articoli informativi e analitici per le migliori riviste di finanza, trading e criptovalute, condividendo le sue conoscenze e la sua vasta esperienza in materia. La sua capacità di interpretare e comunicare le complesse dinamiche del mercato delle criptovalute lo ha reso una figura autorevole nel settore, apprezzata sia dai lettori che dagli addetti ai lavori. Francesco continua a essere un punto di riferimento per chiunque desideri comprendere e investire nel mondo delle criptovalute.

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