I difficili periodi che il mercato delle criptovalute sta vivendo hanno iniziato a ripercuotersi anche sulle attività strettamente correlate alle maggiori criptovalute per capitalizzazione, come ad esempio quella di estrazione. Il Bitcoin mining in difficoltà è solo uno dei molteplici campanelli d’allarme.
L’asset è stato venduto nelle prime settimane di novembre a prezzi molto più bassi rispetto ai punti massimo storico, nonché agli obiettivi di prezzo che la criptovaluta era comunque riuscita a portare a casa nel corso degli ultimi mesi.
Ricordiamo infatti che dopo il recupero sopra i 20.000 dollari, il Bitcoin ha evidenziato una netta discesa di prezzo, portandosi sotto i 16.000 dollari ed arrivando al momento di questa stesura a mostrare un prezzo di scambio a 16.047 dollari circa.
Nella giornata del 22 novembre, con un nuovo ciclo ribassista, la pressione sui minatori è arrivata alle stelle. Vediamo di approfondire la notizia, non prima di averti ricordato che puoi sempre tenere sotto controllo il valore del BTC utilizzando gli strumenti proposti da eToro.
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Bitcoin Mining in difficoltà: ecco gli ultimi dati registrati dagli esperti
Tornando al Bitcoin mining in difficoltà, è bene partire dal principio e focalizzare l’attenzione sulle parole esposte dal fondatore di Capriole Fund, ossia Charles Edwards. Con un’analisi degna di nota, postata direttamente sulla sua pagina Twitter, ha affermato come i minatori stessero vendendo in modo aggressivo.
Fino a questo mese, il dato sul sell-off sarebbe aumentato del circa 400%, registrando valori che non venivano evidenziati sul grafico da diverso tempo. Un evento unico nel suo genere, che ha portato l’esperto ad avanzare considerazioni anche sul futuro dei minatori.
Sempre all’interno del post, ha infatti ribadito che:
“Si tratta anche della vendita più aggressiva osservata in quasi sette anni. Se il prezzo non salirà presto, molti minatori di Bitcoin falliranno.”
Le problematiche che i minatori di Bitcoin stanno affrontando ormai da mesi sono numerose. La prima, nonché fra le più importanti, riguarda sicuramente gli elevati costi energetici che le grandi macchine di estrazione necessitano per risolvere blocchi e per creare BTC.
Il secondo problema rilevante, riguarda poi i cosiddetti tassi hash, che sono aumentati in modo esponenziale. È quindi molto più complicato estrarre il blocco successivo quando sono vicini al loro picco (situazione che mostra inefficienza nella produzione).
Nella giornata di oggi, secondo le ultime metriche esposte dagli analisti, il livello di hash è arrivato anche a 261 EH/s (exahashes al secondo), con un picco registrato in data 2 novembre 2022, attorno ai 273 EH/s.
Una situazione che ha portato molte società di Mining farm a chiudere, presentare istanza di fallimento, oppure a spostarsi in territori considerati più convenienti (almeno sotto l’aspetto energetico), come ad esempio determinate zone in America del Nord.
Note finali
In conclusione, l’ultimo elemento che ha finito per peggiorare ulteriormente la situazione sul mining di Bitcoin, è ovviamente il prezzo della criptovaluta. Sulla base dei dati di CoinGecko, nella giornata di oggi, 22 novembre 2022, il prezzo è sceso anche sotto i 15.660 dollari.
Ciò evidenzia un minimo dal novembre del 2020. A pesare maggiormente, oltre al caso dell’exchange FTX, anche la situazione di debolezza di mercato ed il sentiment negativo che imperversa ormai da diverse settimane.
Mai come in questo caso, è quindi importante analizzare in autonomia, giorno dopo giorno, i prezzi e le metriche più importanti sul Bitcoin. Per fare ciò puoi utilizzare una delle piattaforme per investire su criptovalute più complete ed affidabili, ossia eToro.
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